Pratolino: il parco dimenticato alle porte di Firenze

Angoli quieti e spazi ombreggiati, prati immensi e da cavalli calpestati, fiori di campo, ninfee e funghi giganti, statue curiose e panorami suggestivi, fontane scolpite, edifici rinascimentali e alberi secolari... è solo un assaggio di quello che troverete visitando il Parco di Pratolino, poco sopra Firenze.

La storia della Tenuta e del suo Colosso ce la racconta Vanilla Magazine: Il Colosso dell'Appennino: la gigantesca statua dimenticata alle porte di Firenze e ci riporta anche il detto popolare "Giambologna fece l'Appennino, ma si pentì di averlo fatto a Pratolino". Il motto riassume perfettamente la damnatio memoriae a cui la scultura e la villa sono state sottoposte.

Francesco I de' Medici (il nipote di Giovanni dalle Bande Nere che divenne Granduca di Toscana e che fece costruire il Palazzo Reale di Pisa) acquistò il terreno nel 1568. Nei 20 ettari di parco erano stati istallati organi idraulici, macchine eroniane che simulavano il canto degli uccelli, scherzi d’acqua e teatrini di automi mossi dall’energia idrica che resero il parco famoso in tutta Europa e furono fonte di ispirazione perfino per i giardini di Parigi e Salisburgo.

Purtroppo nei secoli mantenere il parco e la villa era diventato troppo oneroso e quando divennero proprietà del Granduca Pietro Leopoldo vennero dismessi.

Per noi contemporanei è uno scempio sapere che una villa costata il doppio del prezzo pagato per gli Uffizi sia stata fatta esplodere per ordine dei Lorena a inizio '800. In realtà l’intenzione di Ferdinando III era quella di riedificare la villa con un disegno neoclassico, ma il progetto non fu portato a termine a causa della morte del Granduca.

Dopo l’Unità d’Italia, i Lorena vendettero la villa ai Demidoff (artigiani russi a cui Leopoldo II conferì il titolo di principi. Fatto curioso: quel titolo vale solo in Italia!); a loro dobbiamo il restauro dei giardini e degli edifici superstiti della tenuta, che è proprietà dello Stato dal 1982.

Il parco è aperto tutto l'anno (da novembre a marzo occorre prenotare) e l'ingresso è gratuito.

Gli edifici che si possono ancora ammirare – almeno dall’esterno – sono la Paggeria (che i Demidoff ristrutturarono per farne la loro residenza), le Scuderie (disegnate e costruite dal Buontalenti nel 1579), la Fagianeria, la Vecchia Posta (che adesso funge da ristorante) e la Cappella del Buontalenti (giunta a noi praticamente inalterata).

Assolutamente da vedere anche la fontana di Giove, la grotta di Cupido, la grotta del Mugnone e le Mete di Spugna: oltre 13 tonnellate di spugne di mare fatte arrivare dalla Corsica, seccate e intonacate per essere utilizzate come arredo delle fontane e delle grotte e che ancora torreggiano negli angoli del parco.

Oggi questo luogo ha un'aura di quiete e di incanto; il parco - ristrutturato dai Demidoff su modello dei giardini ottocenteschi - offre enormi spazi aperti e prati su adagiarsi per chiacchierare e giocare in compagnia delle persone care, ma anche numerosi angoli nascosti e sentieri tra i boschi dove prendersi del tempo per sé stessi, rilassarsi e meditare.  

Altro fatto curioso: pare che sia una meta prediletta per i riti degli equinozi e dei solstizi; se vi recate al parco in quei giorni, è facile incontrare gruppi di persone intente a celebrare queste ricorrenze annuali. Forse questo territorio sorge all'incontro di speciali forze naturali e di energie a loro modo magiche... a noi piace credere che sia così!

È un peccato che un parco tanto notevole sia così poco conosciuto e frequentato. Ci auguriamo con questo articolo di poter dare risalto a un luogo che a noi è parso magicamente fuori dal tempo e davvero meritevole di essere visitato e vissuto.

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